Shock Culturale

Cos'è, come funziona e come affrontarlo

da | Mar 31, 2022 | Viaggiare da soli | 2 commenti

Se ti sei trasferito da poco in un posto nuovo e stai provando sensazioni “strane”, quello che stai vivendo è probabilmente uno shock culturale: tranquillo, ci siamo passati in tanti e oggi vediamo cos’è e come funziona.

Trasferirsi all’estero, in un’altra città o anche solo fare un viaggio un po’ più immersivo può avere come effetto quello di farci uscire dalla nostra zona di comfort. Cambiare abitudini, routine, luoghi può avere un impatto emotivo che è comunemente definito shock culturale.

Ma andiamo con calma. Ho provato talmente tante volte questa sensazione che oggi ho deciso di sviscerarla e parlarne per provare ad aiutare il povero malcapitato che inciamperà su questo articolo a capirci un po’ di più della confusione della nuova avventura geografica.

Vediamo quindi:

  • cos’è uno shock culturale e come funziona;
  • le tipiche obiezioni di chi lo prova;
  • le cinque fasi dello shock culturale (esistono pure teorie a riguardo, pensa!);
  • consigli utili per affrontarlo.

Cos’è uno shock culturale e come funziona

Lo shock culturale è un insieme di sentimenti di ansia e smarrimento, ma anche di gioia ed eccitamento, che si provano di solito quando ci si trasferisce in un posto nuovo, soprattutto all’estero. Ma non solo, secondo me. Lo shock culturale è sempre dietro l’angolo ogni volta che abbandoniamo una routine che ci eravamo creati, che cambiamo delle abitudini in cui ci eravamo intrappolati. Sì, perché questo sconosciuto ha a che fare soprattutto con le novità culturali, geografiche e umane. “Ma come, ti piace tanto viaggiare e ti fai spaventare da delle cose che sono diverse rispetto a casa tua?” Ebbene sì! Così come non si sceglie di chi innamorarsi, non si può scegliere quando farsi scioccare da una nuova cultura. Ma c’è di più: secondo me lo si può provare più di una volta. Cioè ci può venire da pensare che, una volta superata un’esperienza poi magari è facile affrontarne un’altra dello stesso tipo. Bene, secondo me lo shock culturale è una di quelle esperienze che trova sempre modi nuovi e creativi per riproporsi, ogni volta che sperimentiamo un cambiamento. Tuttaviagià ti immagino storcere il naso leggendo una di come una tour leader e travel blogger parli del viaggione vale sempre la pena! Cioè, in soldoni, si impara sempre di più su sé stessi, su come affrontare le difficoltà e su come uscirne. Ma di tutto ciò ho parlato nel mio sproloquio su perché bisognerebbe provare a viaggiare da soli.
shock culturale cos'è come funziona e come affrontarlo

Le tipiche obiezioni di chi prova uno shock culturale

Quando abbiamo un atteggiamento di sfida verso una cultura o un posto nuovo, quando paragoniamo tutto a casa nostra – e ovviamente a casa nostra tutto è migliore – siamo probabilmente in pieno shock culturale.

No, la pizza la fanno meglio a Napoli e questo non ha NULLA a che fare con lo shock culturale, fidati!

Le tipiche obiezioni di una persona in preda alla nostalgia di casa – di solito verbalizziamo così lo shock culturale – hanno a che fare con i più disparati ambiti del posto nuovo, ma si concretizzano solitamente su degli appigli che ci servono per perorare la causa.

Il cibo a casa è più buono. Nel posto nuovo ci sarà sempre quel particolare alimento che ci mancherà all’infinito o che, se c’è, non sarà come lo troviamo a casa nostra. Sarà meno morbido, meno croccante, meno saporito.
Insomma, il cosa non è importante, ma il come si ripeterà sempre in un copione che ripropone la solita tiritera.

Le persone sono diverse. E questo forse è l’aspetto più importante dello shock culturale. Sappiamo benissimo che la cultura di un posto forgia le menti che lo abitano (e viceversa) e quindi farà parte del gioco confrontarsi con atteggiamenti collettivi diversi da quelli di casa nostra. Che poi siano più freddi, più chiassosi, più invadenti, più strafottenti è solo un pretesto di diversità.

Le amicizie sono più superficiali. E questa è una sensazione che si può provare soprattutto una delle prime volte che si esce di casa. Il motivo è semplice: a casa abbiamo gli amici di una vita, quelli con cui siamo cresciuti e ovviamente nella città nuova non potrà mai succedere.
Tuttavia nella nuova esperienza si possono avere delle amicizie altrettanto belle e profonde, anche se non conosciamo queste persone da una vita. Un po’ perché in viaggio succede tutto più velocemente e intensamente, un po’ perché magari anche queste persone staranno vivendo una situazione simile alla nostra, magari perché il nostro atteggiamento mentale sarà diverso da quello che abbiamo a casa.

La parola chiave dello shock culturale è rinnovarsi.

Le cinque fasi dello shock culturale

Questo fenomeno è stato studiato in psicologia, quindi quando soffrirai la solitudine nella nuova città e penserai che nessuno capisce come ti senti, sappi che ti sbagli!

Ci sono diverse teorie che sintetizzano le varie fasi dello shock culturale, ma quella che, secondo me, è più veritiera è quella che prende la forma di una W, che riassume perfettamente gli alti e i bassi che una persona si trova ad affrontare.

Anche se ti sentirai un mese dottor Jekyll e un mese Mr. Hyde, sappi che è tutto nella norma!

La luna di miele

Questa è la fase iniziale, quando tutto è bello ed emozionante. Il posto è pieno di novità e stimoli, tutto è da scoprire e siamo curiosi di ciò che sembra diverso. Vogliamo scoprire, assaggiare, testare, provare. Facciamo domande e siamo propensi a scoprire gli altri e l’altrove: è la fase della vacanza, quella sensazione di entusiasmo che ci coglie quando passiamo un periodo breve da qualche parte.

Lo shock culturale

Si tratta della prima crisi matrimoniale, la fase in cui finisce la novità e ci ritroviamo ad affrontare una vita quotidiana in un posto che però quotidiano non ci sembra, per lo meno non in questa fase.

Questo è il momento in cui solitamente ci si chiuse e si propongono tutte le belle obiezioni di cui parlavamo prima, si cominciano a notare i difetti del posto nuovo e comincia a darci fastidio un po’ tutto.

È la fase della malinconia, della solitudine, dello straniamento.

Passerà!

Primo adattamento

È passato!

Questo è il momento in cui ci cominciano a diventare familiari dinamiche che inizialmente ci avevano stranito, cominciamo a costruirci una nuova routine e a sentirci un po’ più a casa.

È decisamente il mio momento preferito.

Shock culturale inverso o da rientro

La fase dello shock culturale inverso, quello anche detto shock culturale da rientro.

Quando passiamo un periodo all’estero e poi rientriamo a casa ci sembra tutto diverso da come era prima. La verità è che l’unica cosa diversa siamo noi e quindi guardiamo tutto con occhi nuovi.

A volte l’atteggiamento che inizialmente avevamo con il posto nuovo lo catapultiamo su casa nostra.

Quanto mi hanno odiato, secondo te, i miei amici quando sono tornata la prima volta dall’Erasmus e, secondo la me di allora, era tutto misurato con il metro di Berlino?

Un nuovo equilibrio

Viaggiare ci aiuta decisamente a crescere e anche a capire che non esiste universalmente un “meglio” e un “peggio” ma che tutto fa parte di un gioco che ci aiuta sempre di più a crescere e a conoscere.

E, secondo me, è lì la chiave di tutto: uno spostamento continuo che ci fa sempre un po’ spostare – e oserei dire allargare – il nostro punto di vista.

In questa fase dello shock culturale si sviluppa una piccola maturità e una consapevolezza verso il viaggio in generale. Questo è il momento in cui, se si guarda indietro, si vede l’evoluzione fatta.

Ma non avere fretta di raggiungerla, ogni fase a suo tempo e ogni fase è bella così com’è e con i tempi che ha!

Consigli utili per vivere meglio lo shock culturale

E tu potresti pensare: sì ok, bello tutto, però intanto il momento in cui ci si sente isolati non è propriamente piacevole! Hai ragione ed eccomi qui con qualche consiglio che ha aiutato me nei miei spostamenti ad affrontare i vari shock culturali che ho avuto. Piccola premessa: qualche pianto ogni tanto ci sta ed è, secondo me, fondamentale per aiutarti a prendere consapevolezza del processo che sta avvenendo. L’arcobaleno, dopotutto, viene dopo una tempesta, no? La prima cosa che ho capito, dopo aver sbattuto i piedi a terra nel non volermi sentire in quel modo nella fase più “brutta” dello shock culturale, è che è normale. Normalizzare lo shock, la sensazione di stranezza che si sente ogni volta che si cambia posto mi ha aiutato a evitare di combatterlo. E ad affrontarlo meglio. Dopo aver normalizzato lo straniamento – che già detta così pare un ossimoro – altra cosa fondamentale è darsi del tempo. Tutto subito non è possibile e darsi il tempo di metabolizzare le situazioni fa parte della vita. Sempre. Porsi degli obiettivi nel nuovo posto aiuta a dare un senso a quella sensazione di straniamento che si sente nella fase clou dello shock culturale. È sempre una sfida fare cose nuove, soprattutto quando ci si sente chiusi in sé stessi. Tuttavia sperimentarsi potrebbe dare la spinta per uscire più in fretta dalla fase di down e cominciare a godersi davvero le cose. Trovare nuovi amici è la vera svolta: non è facile, lo so, ma quando si stringono dei rapporti veri in un posto nuovo la prospettiva si stravolge. Si comincia a creare una nuova famiglia e si cominciano a lasciare pezzettini di cuore sparsi in giro, un po’ in quel posto, un po’ anche nei posti da cui vengono i nuovi amici.

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