Prontuario di sopravvivenza stradale

da | Giu 22, 2020 | Napoli | 1 commento

Quando si fa sentire il bisogno di cambiare vita e si decide di compiere una scelta estrema, alcuni scelgono la Patagonia o l’Alaska, altri la Kamchatka, altri ancora Capo Nord. In realtà si può ottenere lo stesso risultato con uno sforzo geografico molto minore: basta trasferirsi a Napoli.

Napoli, quartieri spagnoli, viuzze, città

La mia prima lezione di vita partenopea è venuta dal tassista che, sbarcata a Piazza Garibaldi, mi ha portata a Piazza del plebiscito. Dopo avermi fatto sedere davanti, accompagnando il mio gesto di allacciare la cintura con un premuroso No, e che va mettit a ffà? Nun serve a niente!, il mio novello Virgilio mi ha fornito le prime regole fondamentali. Ho così appreso che Signorina, qui le strisce pedonali ed i semafori sono soltanto un suggerimento. A Napoli vige una sorta di codice stradale non scritto, che si tramanda di generazione in generazione come la ricetta del ragù, basato su indefettibili principi di uguaglianza fra pedoni, automobili, mezzi pubblici e corsie di sorpasso: per attraversare la strada bisogna chiudere gli occhi e  lanciarsi nel traffico, fiduciosi che un’immancabile frenata degli autisti, millimetrica ma puntuale, ci salverà la vita; ma guai a cercare le strisce pedonali e aspettare che qualcuno ci faccia passare, si potrebbe invecchiare proprio lì in quel punto, fino alla morte. Alla guida, invece, basta fare quello che il cuore e l’istinto suggeriscano, sorpassando dal lato preferito a seconda dell’umore o dell’orientamento politico, bloccando il traffico per salutare un amico, parcheggiando dovunque la fantasia o la necessità lo richiedano. Un guidatore napoletano è, prima di tutto, un uomo libero.

Napoli, Vicolo, Panni Stesi

Attenzione però, una volta acquisiti i fondamentali dello spostamento, ai fondamentali della topografia. La cartina geografica che avete acquistato, pronti ad esplorare la città, si rivelerà drammaticamente tutta sbagliata, non corrispondente alla realtà. Chiedete di piazza Nicola Amore o di corso Umberto I, vi risponderanno che non esistono: al loro posto, da sempre, ci sono Piazza dei quattro palazzi ed il Rettifilo: ed è incontestabile, perché quelli sono proprio quattro palazzi identici disposti circolarmente, così come niente è più rettilineo di quel lungo corso indicato con il nome scorretto. E se avete problemi a raggiungere un luogo qualunque, non abbiate timore di chiedere indicazioni: è altamente probabile che vi accompagnino direttamente a destinazione. Ammesso però – certo – che abbiate l’intelligenza di chiamare la vostra via con il suo vero nome.

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