Camminare a piedi l’Italia per amore, condivisione e arte

CONTROFOBIA, un progetto di Giovanni Santarpino

Camminare a piedi l’Italia per amore, per condivisione e per arte: CONTROFOBIA. C’è qualcuno che ci crede e lo ha messo in pratica.

Un anno importante per tutti, dove, inevitabilmente, le priorità hanno fatto una bella confusione nelle nostre menti e si sono riorganizzate secondo schemi inaspettati, a volte.

Dopo questo anno a Giovanni (@giogio.san) è venuto bene in mente di fare una piccola rivoluzione: CONTROFOBIA è una rivoluzione dolce, all’insegna dell’arte dell’amore e della condivisione.

Sì, tutto molto bello, ma che vor dì?

Cos’è CONTROFOBIA e perché?

Molto banalmente significa che questo ragazzo ha preso uno zaino, il suo tempo e si è messo a camminare per l’Italia, dalla Sicilia a Lugano, pronto ad ascoltare chi abbia voglia di condividere. Condividere arte e amore.

Ma secondo me CONTROFOBIA è qualcosa di più. Giovanni in questo suo pazzo viaggio si era dato una regola che avrebbe dovuto caratterizzare il cammino: viaggiare senza soldi (o evitare di spenderli).

Può sembrare un fatto banale o che abbia a che fare con l’organizzazione, ma in realtà è un aspetto molto più ampio, che riguarda tutto. Mettere da parte per un momento la possibilità di poter comprare cose mette di fronte a limiti che non conosciamo. Sperimentare questi limiti ci mette di fronte a tutta una serie di meccanismi mentali stranianti e semplicemente dona una nuova prospettiva.

Prima di tutto CONTROFOBIA è una rivoluzione umana.

Prima dell’arte, prima dell’amore, prima della condivisione c’è la necessità. La necessità di dover trovare un posto per la notte, un pasto, la salvezza da un branco di cani.

La necessità di dire qualcosa.

La necessità che qualcuno ascolti quello che si ha da dire.

È da qui che nasce tutto.

Camminare a piedi per l’Italia e le difficoltà pratiche di CONTROFOBIA

Quando si pensa all’arte a volte capita di lavorare per astrazione: rendere il processo dell’arte, concettualmente, un processo astratto.

Personalmente do grande valore a tutto ciò che riguarda la creazione e l’espressione artistica, ma col tempo, mi sono sempre più convinta che l’arte abbia la necessità di essere concreta.

Il lavoro manuale o fisico, la stanchezza, sbattere la testa contro i muri, scavare dentro e portarlo fuori. Questi e tanti altri sono fasi che accomunano più o meno tutti i processi artistici. E CONTROFOBIA sembra proprio avere, in toto, le caratteristiche di un processo artistico.

Le difficoltà che Giovanni sta incontrando lo stanno portando a ridefinire costantemente le regole e le opportunità.

Dormire per strada e camminare per chilometri e chilometri il giorno dopo ha un po’ l’effetto di un brutto hangover. Farlo spesso ovviamente è porta alti livelli di stress.

(Si consiglia ai minori di guardare con la supervisione di un adulto)

Ancora torna il concetto della necessità, anche qui. La necessità di riposo che porta al contatto con le persone.

Un bel modo di combattere l’alienazione che ci ha donato lo scorso anno. Parlare con le persone, condividere appunto, cercare espressioni artistiche e nel contempo preoccuparsi di dove dormire quella notte. Un bel loop di riadattamento, no?

Condividere una camminata per l’Italia

Oltre alle difficoltà pratiche quello che, secondo la visione di osservatrice esterna – che in questo caso sarei io – mira a fare CONTROFOBIA è anche l’abbattimento di certi muri.

Tra i vari pipponi di Giovanni, uno di quelli in cui mi sono maggiormente ritrovata è stato quello in cui raccontava dell’ansia di parlare alle persone.

No, non ripropongo il cliché dell’anno difficile che ci ha allontanato gli uni dagli altri. Parlo di una distanza che è sempre esistita: un’ansia che nasconde una paura di condividere. Perché il cliché del senzatetto che Giovanni ha incarnato in certe tappe riguarda tutti.

Il disadattamento alla vita è un argomento che mi sta molto a cuore, chi mi conosce lo sa, e umanizzare una condizione universale, incarnando un suo estremo, è qualcosa che non può che farci pensare.

Pensare agli schemi sociali, alle ambizioni, alla vita. A tante cose che porterebbero questo articolo fuori fuoco, mi porterebbero a parlare troppo, cosa che non mi si addice, e a perderci.

Fatto sta che questo vagabondaggio è tante cose e non è facile trovare un filo conduttore che abbia un inizio e una fine.

CONTROFOBIA e il capitolo Roma

Al momento Giovanni si trova a Roma e parla poco sui social rispetto a prima perché è preso da un vortice di condivisione.

Quando ripartirà risalendo l’Italia, con il freddo dell’inverno che arriva e lo stereotipo di vagabondo che sta incarnando, continuerà la sua ricerca di arte, di amore e di condivisione.

Ma anche di ospitalità, di incontri, di scambio. Quindi se qualcuno che legge l’articolo si trovasse sulle tappe del suo cammino e volesse ospitarlo, partecipando a questo progetto di condivisione, lo contatti (@giogio.san).

 

Però fino a quando Giovanni non arriva da te, intanto puoi sempre iscriverti alla Newsletter e leggere storie di altri vagabondi in arrivo. Puoi seguire Wanderwave su Instagram e perderti nella pioggia di Genova con me oppure seguire la pagina Facebook e scoprire le opportunità di viaggio che regala la vita (provare per credere).

Ciau!